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A CURA DI Mr. Norton

Rysva, l’antica capitale del regno, è stata per molti anni il centro nevralgico di Heldorn e casa di King Ranthec e la sua famiglia.
A sud della foresta di Drokai, Rysva sorgeva su un’altura dolce, circondata da colline verdeggianti e i due fiumi, Diris e Navak, che scintillavano come argento liquido sotto il sole.

La città era circondata da mura spesse e imponenti, ornate di rilievi che narravano le gesta dei primi re di Heldorn. All’interno, strade lastricate di pietra chiara si snodavano tra edifici eleganti dai tetti color ocra e giardini pensili. Il cuore di Rysva pulsava nei suoi mercati, sempre vivi di voci, profumi e colori. Lì si potevano trovare le migliori stoffe di seta dorata, provenienti dai telai delle tessitrici di Lirien, o mazzi di fiori profumati coltivati nei campi di Dalsmere, freschi come la rugiada del mattino. I cibi, abbondanti e squisiti, erano celebrati in tutto il regno: miele d’alta montagna, formaggi stagionati nelle grotte delle Valli Bianche, e spezie rare che arrivavano da terre lontane.

Ma ciò che rendeva Rysva davvero leggendaria erano i suoi maestri fabbri. Nelle fucine che costellavano il quartiere nord, si forgiavano armi e armature che parevano uscite dalle mani degli dèi stessi. Le lame erano tanto affilate quanto belle, incise con rune antiche e tempestate di gemme. Guerrieri e cavalieri di tutta Heldorn facevano pellegrinaggio a Rysva per possedere una delle spade forgiate o uno scudo lavorato.

Re Ranthec, uomo di cuore nobile e spirito calmo, regnava con giustizia e saggezza dal suo palazzo, un castello costruito con pietra chiara e finestre di cristallo azzurrino che rifrangevano la luce come diamanti. Egli amava passeggiare tra la gente, sedersi nei mercati, ascoltare i racconti dei vecchi e benedire i neonati.

Ma tutto cambiò quando Lord Dush’bra, Signore delle Ombre del Nord, marciò con i suoi eserciti oscuri. Ranthec, spinto dall’onore e dall’amore per il suo popolo, lasciò la sua amata Rysva per guidare l’esercito di Heldorn in una guerra da cui non fece più ritorno.

Da allora, Rysva rimane un nome che vive nei canti degli anziani, nei racconti attorno ai fuochi e nelle preghiere di chi spera che un giorno la luce torni a risplendere sul trono vuoto della città perduta.