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A CURA DI Mr. Norton

Danphis, il dio alato, era un’entità misteriosa che dominava il cielo e le tempeste, le cui ali dorate brillavano come il sole al tramonto. La sua potenza era leggendaria, e molti lo veneravano come il signore degli elementi. Ma nel cuore del sud di Heldorn, nella città di Makb’e, Danphis conobbe il tradimento, e la sua risposta fu terribile.

Makb’e era una città prospera e tranquilla e il popolo aveva un legame speciale con gli dei. Danphis, in particolare, era stato adorato dai cittadini di Makb’e per generazioni, che credevano che fosse il loro protettore, colui che sorvolava le loro terre con sguardo vigile e benevolo.

Tuttavia, nel cuore di Makb’e, un gruppo di sacerdoti decise di sfruttare il potere di Danphis per i propri scopi egoistici. Con l’aiuto di antiche magie proibite, cercarono di piegare la sua volontà, chiedendo il suo potere per dominare sulle altre città e popoli di Heldorn. Quello che non sapevano era che Danphis, pur essendo potente, non tollerava l’uso delle sue forze per il dominio e il controllo. Il dio alato aveva amato il popolo di Makb’e come una propria creatura, ma la loro ambizione lo tradì.

In un momento di furia divina, Danphis scatenò la sua vendetta. Con un gesto potente, fece piovere su Makb’e un’ombra oscura, un’ombra che non apparteneva né al cielo né alla terra. Le sue ali, ora nere come la notte, si batterono con violenza sopra la città, portando con sé un urlo di dolore che rimbombò attraverso le enormi radure. La maledizione che scagliò fu tremenda: ogni sacerdote di Makb’e venne trasformato in una creatura ibrida, un guerriero bestia, una fusione di uomo e animale, priva di umanità ma dotata di una forza sovrumana.

Gli occhi diventavano dorati, i corpi muscolosi e pelosi, e le membra si trasformavano in artigli e zoccoli. La città di Makb’e venne invasa da queste creature feroci, che un tempo erano la sua gente, ora costrette a fuggire, private della loro umanità. Non c’era più posto per loro nella civilizzazione, e Danphis li costrinse a rifugiarsi nelle Shanzaval Swamp, le paludi oscure che si estendevano ai confini del regno. In quel luogo desolato, i guerrieri bestia si nascosero, vivendo tra fango, nebbia e creature mostruose, lontani dal resto del mondo.

La maledizione di Danphis non aveva solo trasformato il corpo ma anche le loro anime. La rabbia e il rancore verso il dio li consumavano, ma il loro legame con lui non poteva essere spezzato. Ogni giorno, le loro urla si mescolavano al vento che soffiava sulle paludi, e si diceva che il loro spirito non fosse mai riuscito a liberarsi dalla maledizione.

Le Shanzaval Swamp divennero un luogo temuto, un labirinto di fango e tenebre, dove le leggende parlavano di creature dall’aspetto orribile che cacciavano chiunque osasse avventurarsi troppo a fondo. Il popolo di Makb’e, ora costretto a vivere in questo stato selvaggio, continuava a esistere, ma la loro sofferenza era eterna. Nessuna speranza di redenzione giunse mai da Danphis, che sorvolava le paludi come un oscuro avvoltoio, osservando i suoi ex seguaci, ormai solo ombre di ciò che erano un tempo.

E così, la città che una volta brulicava di vita e cultura, ora giaceva nel cuore di un incubo senza fine, un monito del potere inarrestabile degli dei e della punizione che può derivare dall’arroganza dei mortali